Educare, dal latino “ex-ducere”, condurre fuori. Educazione è quindi, per definizione, l’azione maieutica che consiste nel far emergere le positività del discente, facendone affiorare le contraddizioni e sostenendolo affinché riesca a volgere queste ultime verso valori positivi. L’educazione è, oggi come 100 anni fa, l’azione del “tirar fuori” dal ragazzo quanto c’è di buono in lui e dell’offrirgli gli strumenti attraverso i quali possa incrementare il proprio 5% di buono - “minimo sindacale riconosciuto” - tendendo al massimo possibile per lui.
L’azione educativa, quindi, presuppone l’accettazione da parte dell’educatore della personalità e della persona dell’educando. L’azione educativa rifugge ed è antitetica all’idea che il ragazzo sia un barattolo vuoto da riempire o un blocco di creta da plasmare secondo la volontà dell’educatore. E’ inopinabile che sul processo educativo agiscono 3 variabili: l’educando; l’educatore; e l’ambiente.
GLI EDUCATORI? Certamente anche noi futuri educatori siamo figli di questo tempo e di questo ambiente. Certamente non è il fazzolettone che portiamo al collo che ci rende immuni dal virus della cultura dominante. Non è sempre facile rendercene conto. Accettare questo stato, poi, presuppone un atto di umiltà fuori dal comune.
Dobbiamo toglierci i paraocchi un po’ settari che corriamo il rischio di indossare, dobbiamo rifuggire la tentazione di ritenerci detentori della verità e possessori dell’unico metodo educativo efficace, dobbiamo entrare nella consapevolezza dell’urgenza di mutamento che la società odierna ci richiede, dobbiamo avere il coraggio di metterci seriamente in discussione come uomini e donne di questo tempo, di questo contesto sociale e impegnarci a fondo a riformare le nostre vite perché possano essere assunte a modello comportamentale dai nostri ragazzi.
Il mistero è tutto qui. Se è vero, come è vero, che l’educatore è chiamato a “tirar fuori” dal ragazzo il meglio e a sostenerlo nel combattimento contro le sue contraddizioni, è giocoforza che il ragazzo si specchi nell’educatore assumendolo a modello comportamentale :)